L’Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni ha presentato, lo scorso 26 gennaio a Milano, il V Rapporto sulle libere professioni in Italia.
Lo scorso 26 gennaio, a Milano, l’Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni ha presentato il V Rapporto sulle libere professioni in Italia con il quale sono stati mostrati i dati relativi alle libere professioni nell’ultimo decennio.
E’ naturalmente emerso il quadro della crisi causata dalla pandemia nel mondo del lavoro autonomo ed in particolare sono stati messi in risalto gli effetti del Covid 19 sulle libere professioni nel primo semestre 2020, dati che hanno determinato una netta inversione di tendenza.
Con oltre 1,4 milioni di iscritti agli Ordini professionali, l’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di professionisti in Europa, con una crescita nelle aree della sanità, veterinari e attività scientifiche, ed un arretramento delle professioni amministrative, del commercio/finanza e dell’area tecnica.
Nell’ultimo decennio in tutta l’Unione Europea è aumentata la percentuale di lavoratori dipendenti a fronte di una diminuzione di quella dei lavoratori autonomi, tuttavia tra questi ultimi si è registrata una forte crescita dei liberi professionisti, che costituiscono la componente più dinamica del lavoro autonomo. Secondo i dati Istat, elaborati dall’Osservatorio, nel 2019 si sono registrati quasi 300 mila professionisti in più rispetto al 2009 (+18%). Insieme alla categoria degli imprenditori, le libere professioni rappresentano l’unico settore in crescita nel lavoro autonomo, in tendenziale declino nell’ultimo decennio.
L’indagine ha portato alla luce anche significative differenze generazionali e di genere: tra il 2011 e il 2019 il numero dei giovani professionisti under 34 è aumentato da 234 mila unità a 251 mila, mentre gli over 55 da 270 mila nel 2011 a 435 mila nel 2019. A prevalere è la componente maschile: nel 2019 il 64% dei liberi professionisti sono uomini e le donne rappresentano soltanto il 36%, ma sono più giovani (35-44 anni l’età media contro i 44-55 degli uomini) e possiedono un livello di istruzione più alto (l’80% è laureata contro il 61% dei colleghi). Un buon gender balance si registra nell’area socio-sanitaria dove la presenza femminile sale al 50% e nell’area legale con il 48% mentre tra le professioni di area tecnica e nel commercio, le donne rappresentano solo il 24% e il 22%.
Nei primi sei mesi del 2020, tuttavia, a causa della pandemia, si è registrato l’abbandono dell’attività di oltre 30 mila liberi professionisti in prevalenza donne, cui devono aggiungersi circa 170 mila lavoratori autonomi bloccati dal primo lockdown (dati fino a 3 maggio 2020). I settori professionali più colpiti sono stati quelli legati al commercio, alla finanza ed al settore immobiliare con un calo quasi del 14% nel primo trimestre del 2020, mentre le professioni dell’area tecnica e amministrativa hanno registrato una diminuzione, rispettivamente, del 5,7% e del 2,5%. Pesante anche il bilancio per i professionisti con dipendenti che, nel primo trimestre del 2020, hanno registrato una flessione del 16,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La contrazione è stata maggiore nel Nord Italia (-23,9%), dove è diminuito anche il numero dei liberi professionisti senza dipendenti e nel Centro Italia (-28,3%). In netta controtendenza il Sud Italia, dove la variazione è risultata invece positiva per entrambe le componenti e a crescere è stato soprattutto il numero di professionisti con lavoratori alle proprie dipendenze (+15,9%).
Il COvid-19 ha chiaramente messo in difficoltà i professionisti: ad aprile le Casse di previdenza professionali hanno accolto oltre 400 mila domande per l’indennità dei 600 euro, introdotta dal decreto “Cura Italia”, mentre sono stati quasi 5 milioni i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS che hanno fatto richiesta all’ente, con una percentuale di accoglimento che supera l’80%. Le categorie che hanno fatto maggior ricorso alle indennità sono gli psicologi e i geometri, con una percentuale di domande presentate superiore al 60%.
Alla presentazione è intervenuto anche il Professor Tiziano Treu, attuale presidente del CNEL, il quale ha sottolineato come solamente da pochi anni l’organo costituzionale si sia aperto al lavoro autonomo con la costituzione, in seno ad esso, della Consulta del Lavoro autonomo, cui partecipano le rappresentanze del lavoro autonomo, ordinistico e non, ed anche le sigle sindacali. La Consulta ha portato all’inserimento nella legge di bilancio per il 2021 dell’Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa, cosiddetto ISCRO, definito come “il primo sistema di welfare del lavoro autonomo”, benché limitato unicamente alle partite IVA iscritte a gestione separata e non applicabile all’area delle professioni ordinistiche.
Ad maiora
IL PRESIDENTE
Edmondo Duraccio
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