27 Luglio 2023

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro pubblica un’analitica analisi dei livelli minimi retributivi di 63 CCNL più rappresentativi, dove si evince che il salario minimo non è la migliore soluzione alle retribuzioni basse, meglio puntare sulla contrattazione collettiva.

 

Il salario minimo non può essere la soluzione allo sfruttamento con basse retribuzioni, ma è sicuramente meglio puntare sulla contrattazione collettiva. Sono questi i risultati della ricerca sul Salario minimo in Italia: elementi per una valutazione” elaborata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro sulla base di dati INPS e Cnel. Un focus analitico e puntuale che si inserisce nel dibattito politico sull’introduzione di un minimo retributivo legale, scaturito dalla ormai nota Direttiva Comunitaria 2022/2041.

Il documento de quo ha preso ad esame 63 CCNL, selezionati tra quelli comparativamente più rappresentativi, individuando per ciascuno il minimo retributivo previsto per il livello di inquadramento più basso comprensivo dei ratei di mensilità aggiuntiva (id: 13ma mensilità 14ma ove prevista) nonché la quota di competenza del TFR, che costituisce a tutti gli effetti una retribuzione differita. Il risultato dell’analisi è che oltre la metà dei CCNL analizzati è ben superiore alla fatidica soglia dei 9 euro, e in particolare 39 CCNL sono al di sopra, 22 al di sotto. Di questi, 18 sono compresi tra gli 8 euro e gli 8,9, mentre solo 4, ed in particolare l’industria delle calzature, settore privato dell’industria armatoriale, l’industria del vetro e delle lampade, operai agricoli e florovivaisti, sono tra i 7 e i 7,9 euro, mentre il CCNL Vigilanza Privata è addirittura inferiore a questi importi.

Quindi, dal focus della Fondazione Studi emerge, senza ombra di dubbio, che l’introduzione di un salario minimo legale, anziché rappresentare la soluzione, comporterebbe alcune significative controindicazioni: in primis, una marcata marginalizzazione del ruolo della contrattazione collettiva, che in Italia è stata largamente usata per garantire a ciascun lavoratore le giuste tutele idonee al suo specifico impiego, oltre che potrebbe risultare un intervento dai contorni semplicistici rispetto a quella che è l’effettiva tutela del trattamento globale, economico e normativo dei lavoratori, sicuramente rappresentata dai CCNL, ed inoltre, nei riguardi dei collaboratori domestici esclusi, risulta estremamente limitante. Inoltre, bisogna anche tener conto che, la previsione di una simile misura comporterebbe sicuramente un innalzamento del costo del lavoro a carico delle aziende.

Quindi, il Documento in parola attribuisce principalmente agli stakeholders la capacità di sviluppare in modo completo le azioni più coerenti sia per la fissazione del salario, sia per la difesa della dignità dei lavoratori.

Per la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, d’altronde, emerge a chiare lettere che il parametro minimo dei 9 euro viene superato anche e soprattutto levando dal computo salariale gli scatti di anzianità e le indennità contrattuali fisse e continuative, che sono sicuramente il frutto dell’attività della contrattazione collettiva, che ha correttamente svolto il proprio ruolo, ponendosi come lo strumento migliore per garantire quella gradualità indispensabile nell’aumento delle retribuzioni minime.

Per i contratti al di sotto dei 9 euro orari, la soluzione suggerita dalla Fondazione Studi è di prevedere che retribuzione e trattamento normativo contrattuale dovuto non siano complessivamente inferiori a quelli previsti dai CCNL comparativamente più rappresentativi in vigore per il settore in cui il datore di lavoro opera, ovvero, in assenza di questi, di fare riferimento ai parametri retributivi e normativi contenuti nel CCNL maggiormente affine.

Infine, la Fondazione Studi ha ribadito che la Direttiva Comunitaria 2022/2041 non prescriva ai Paesi membri l’introduzione di un salario minimo per legge, ma privilegi proprio il criterio della contrattazione collettiva.

Buon lavoro

Ad maiora

Il Presidente
Fabio Triunfo

      

(*) Rubrica contenente informazioni riservate ai soli iscritti all’Albo dei Consulenti del Lavoro di Napoli. Riproduzione, anche parziale, vietata. Redazione a cura della Commissione Comunicazione Istituzionale del CPO di Napoli.

FT/FT

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Modificato: 25 Settembre 2023