5 Agosto 2021
ProfessionItaliane (C.U.P. e R.P.T.) insiste per una legge “chiara” sull’equo compenso dopo l’inspiegabile parere negativo della Commissione Bilancio della Camera sul Disegno di Legge in discussione A Monte Citorio (AC 3179).
Amarezza e stupore manifestati dall’Associazione che raggruppa i Consigli Nazionali di tutte le professioni ordinistiche.
Vi è noto, per ns. precedenti informative, che l’Associazione ProfessionItaliane, costituita dal C.U.P., presieduta da Marina Calderone, e dalla R.P.T con Presidenza dell’Ing. Armando Zambrano, si sta battendo per una legge in materia di equo compenso onde stabilire, con esso, un sistema chiaro di remunerazione delle prestazioni professionali sotto il duplice aspetto delle determinazioni degli appalti delle PP.AA. o dei “potentati” di mercato quali possono essere appalti di associazioni di banche o di imprese assicurative.
Da qui, con l’aiuto di tutte le forze politiche, la presentazione di un Disegno di Legge, in discussione presso la Camera dei Deputati (A.C. 3179), che l’altro giorno, però, ha avuto una battuta d’arresto a seguito del parere negativo della Commissione Bilancio della Camera.
Eppure le richieste dell’Associazione delle rappresentanze professionali di CUP e RPT erano ampiamente motivate (peraltro rappresentate sia nel Festival del Lavoro che negli Stati Generali delle Professioni): una legge che faccia chiarezza sui compensi.
La battaglia sull’equo compenso, infatti, nacque a Napoli alla fine di Aprile 2017 nel corso del Congresso Nazionale dei Consulenti del Lavoro organizzato dal CNO.
Si svolse, se ricordate, al Teatro Augusteo di Napoli.
Nasceva dall’evidente necessità di superare il vuoto creatosi dopo l’abolizione dei minimi tariffari nel 2006 ed evitare le conseguenze di una deregolamentazione che ha portato, in questi anni, molte pubbliche amministrazioni a mettere a bando per 1 euro la consulenza dei professionisti e tante grandi imprese a dettare le regole del mercato. Dunque, sorprende il continuo rinvio dell’approvazione di una legge che ha già un suo riferimento legislativo nel Jobs Act degli Autonomi del 2017 e che oggi dovrebbe occuparsi di come ampliare questa tutela a beneficio di 2,3 milioni di professionisti.
All’indomani del parere negativo della Commissione bilancio della Camera al ddl sull’equo compenso (A.C. 3179), ProfessionItaliane ha espresso stupore e rammarico di fronte alle obiezioni emerse su una possibile ricaduta economica per le casse dello Stato di una misura di cui si discute da anni. “Crediamo che il lavoro dei professionisti ‒ spiega una nota di ProfessionItaliane ‒ meriti maggiore rispetto. Gli iscritti agli ordini sono i primi interlocutori dello Stato nel funzionamento della pubblica amministrazione. Dopo le liberalizzazioni, l’impegno delle rappresentanze istituzionali dei professionisti è stato sempre quello di arrivare ad un sistema chiaro e condiviso di remunerazione delle prestazioni. In questo senso gli Ordini rappresentano la migliore garanzia nell’individuazione e proposizione dei parametri di riferimento per la determinazione dei compensi dei professionisti”. “Si tratta ‒ ha continuato l’Associazione che racchiude al proprio interno le rappresentanze professionali di CUP e RPT ‒ di un riconoscimento proprio degli Ordini che, in funzione della loro natura sussidiaria, potranno assicurare non solo ai professionisti, ma anche alle imprese e alle pubbliche amministrazioni parametri individuati in modo oggettivo e trasparente”.
È auspicio di ProfessionItaliane che si trovi un accordo politico all’interno delle forze di maggioranza per fare in modo che il ddl 3179 – già frutto dell’unificazione di più proposte – ritrovi il necessario slancio per essere approvato entro la fine della Legislatura con un estensione ampia a tutte le realtà economiche, e non limitato solo alle imprese che nel triennio precedente al conferimento dell’incarico hanno occupato alle proprie dipendenze più di cinquanta lavoratori o hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni di euro.
E’ uno scoglio difficile da superare ma noi non disperiamo conoscendo la determinazione di tutta l’Associazione.
Il solo fatto di aver riunito in un solo testo le proposte, in subiecta materia, di diverse forze politiche è già un messaggio importante.
Rimane, per davvero, l’amarezza della motivazione del parere negativo della Commissione Bilancio evidentemente in ragione di un elevato costo, negli appalti, per l’Amministrazione pubblica.
Il tutto a spese dei professionisti, purtroppo!!
La libera concorrenza va bene, la schiavitù no!!!
Buon lavoro
Ad maiora
IL PRESIDENTE
EDMONDO DURACCIO
(*) Rubrica contenente informazioni riservate ai soli iscritti all’Albo dei Consulenti del Lavoro di Napoli. Riproduzione, anche parziale, vietata. Redazione a cura della Commissione Comunicazione Istituzionale del CPO di Napoli.
ED
Modificato: 2 Agosto 2023